96. Neoplasie dell’ovaio

In: Manuale di Oncologia Chirurgica.
Autori: V. Staudacher, B. Andreoni, U. Veronesi, A. Costa. Ed Masson, Milano.
cap. 35, pag. 645-663. 1994
( in coll. B. Andreoni, F. Landoni, C. Mangioni, A. Ferrari )
Summary: I tumori ovarici rappresentano oggi la causa maggiore di mortalità nelle neoplasie dell’apparato genitale femminile. La classificazione dei tumori overici distingue i tumori dell’epitelio di superfice dai tumori dello stroma ovarico specializzato e dai tumori a cellule germinali ancora bisogna ricordare il gonadoblastoma, i tumori dello stroma ovarico non specializzato, i tumori secondari metastatici e le cisti non neoplastiche. Viene riferita la stadiazione FIGO rispetto alla classificazione TNM istopatologica postchirurgica. I criteri diagnostici comprendono l’esame clinico, l’ecografia pelvica, la radiodiagnostica convenzionale e la valutazione dei marcatori biologici. La conferma istologica della diagnosi di malignità in corso di chirurgia primaria ( esame estemporaneo al congelatore ) consente di eseguire una corretta stadiazione. Il liquido peritoneale deve essere raccolto per l’esame citologico. Ogni lesione sospetta deve essere biopsiata. In essenza di lesioni sospette bisogna eseguire biopsie a caso nelle sedi pelviche e addominali consuete. Bisogna eseguire l’omentectomia totale, l’isterectomia totale con annessiectomia bilaterale rappresenta lo standard convenzionale. In caso di paziente giovane e di tumore monolaterale (stadio IA), può essere giustificata una terapia chirurgica conservativa, specie in presenza di un tumore germinale. La linfadenectomia pelvica e periaortica deve essere eseguita quando il tumore residuo non supera 1 o 2 cm di diametro alla fine dell’intervento demolitore. L’appendicectomia complementare risulta importante sopratutto nelle forme mucinose e in presenza di pseudomixoma peritonei. Il coinvolgimento del parenchima epatico e la presenza di metastasi polmonare possono controindicare l’esecuzione di una chirugia citoriduttiva estesa. La prognosi del carcinoma ovarico è legata allo stadio della malattia e alla quantità di tumore residuo alla fine dell’intervento chirurgico primario. L’impiego della chemioterapia al I stadio risulta oggi conrtoversa mentre negli altri stadi tutti i protocolli si basano oggi sull’impiego del platino. Per quanto riguarda i tumori delle cellule germinali e in particolare il disgerminoma, trattandosi di un tumore con spiccato linfotropismo è indicata una valutazione estesa dei linfonodi retroperitoneali. Si tratta di tumori altamente chemio e radiosensibili dove è possibile in molti casi eseguire una chirurgia conservativa della fertilità. I tumori dello stroma ovarico sono in genere unilaterali e localizzati alla gonade (stadio IA). Negli stadi avanzati l’impostazione chirurgica è quella convenzionale, seguita da protocolli polichemioterapici comprendenti cisplatino, vimblastina e bleomicina.